PSICOLOGO CECINA (LI) -Psicosomatica, Bioenergetica, Ipnosi- tel. 347-1419026

Psicologo Cecina (Livorno) – Dott. Fabio Pratesi

Psicologo iscritto all’Albo degli Psicologi della Toscana n. 5101. Mi occupo principalmente di ansia, panico, fobie, depressione, disturbi psicosomatici da stress, disturbi del sonno, problemi di coppia.

Ricevo su appuntamento a Cecina (Livorno):

  • presso il mio studio privato sito in via Sin le Noble n.11
  • presso la Farmacia Centrale in via Pasubio n. 33 H

il mio modo di lavorare:

Il modello di diagnosi/intervento a cui faccio riferimento è quello Integrato . Tale modello si caratterizza per lo sguardo d’insieme che riserva alla persona. L’individuo non è considerato esclusivamente sul piano mentale, come avviene nella maggior parte degli approcci psicologici tradizionali, bensì nel complesso insieme di tutte le sue funzioni psico-corporee. Il benessere, così come il disagio, sono esperienze che viviamo nella mente e nel corpo contemporaneamente. Pensiamo, ad esempio, come una condizione d’ansia può essere vissuta in modo complesso e totalizzante: ci sono pensieri , idee, ricordi e convinzioni che sul piano mentale condizionano negativamente il modo di interpretare le situazioni e la realtà. Ci sono emozioni che arrivano con violenza, paralizzando o costringendo all’evitamento: pensiamo in primis alla paura. Ci sono allo stesso tempo, dei fastidiosi sintomi fisici: tachicardie, tensioni muscolari, tremori, disturbi digestivi, senso di fame d’aria, vertigini sono solo alcuni esempi.
Le tecniche utilizzate sono studiate per intervenire in modo integrato su tutti gli aspetti della condizione di disagio e di stress, sia sul versante psico/emotivo che su quello corporeo.

Le principali aree di intervento sono:

  • Disturbi d’ansia (ansia generalizzata e fobie specifiche)
  • Disturbo da attacchi di panico
  • Depressione e disturbi dell’umore
  • Disturbi da stress e psicosomatici (Asma e disturbi respiratori, aritmie e oppressioni toraciche, disturbi della pelle, dolori muscolari cronici, gastriti, coliti, stipsi, cefalee)
  • Insonnia e disturbi del sonno
  • Disturbi alimentari (bulimia e anoressia)
  • Disturbi sessuali
  • Problemi di coppia e della famiglia
  • Problematiche psicologiche e psicosomatiche del bambino
  • Problemi dei ragazzi in adolescenza

La memoria corporea

Le tracce delle nostre storie, delle gratificazioni che abbiamo avuto, delle oppressioni che abbiamo subito, dell’impossibilità a esprimere apertamente la rabbia o la tenerezza, del trattenere alcune emozioni o esagerarne altre, sono tutte contenute nel nostro corpo. è con tutto il nostro corpo che noi riusciamo a esprimere apertamente le nostre emozioni o che siamo costretti a trattenerle, che riusciamo a trasmetterle, o dobbiamo camuffarle. E dunque è in tutto il corpo che possiamo ritrovare qualcosa dei vissuti trascorsi, persino delle nostre esperienze infantili o prenatali.

Alcuni anni fa, si pensava che le parti del corpo fossero specializzate nell’esprimere una determinata emozione: si credeva ad esempio che il torace dovesse essere legato all’aggressività, la pancia alla tenerezza, il collo al controllo, la mascella alla rabbia, le gambe all’indipendenza, e così via. In realtà noi possiamo ritrovare un’emozione in qualsiasi parte del corpo. Possiamo ad esempio ritrovare la tenerezza oltre che nella pancia, anche sulla schiena o nelle gambe; così come la rabbia può essere nei muscoli del collo; e la paura può annidarsi anche nelle braccia e nel torace. Ma come avviene ciò?

Quando il bambino sin dai primi mesi di vita entra, ad esempio, in contatto con il seno della madre, non lo fa solo con la bocca ma tutto il suo corpo partecipa alla relazione: le mani si tendono e toccano il seno, gli occhi guardano negli occhi, le gambe si muovono strofinandosi l’un l’altra nella sensazione di piacere che il momento gli procura. Allo stesso modo, quando protesta arrabbiato perché non è stato preso in braccio, serra i pugni, stringe gli occhi, tende le gambe, spinge con le mani per allontanare la madre, gonfia il petto, indurisce la pancia.

Ora, se gli atteggiamenti emotivi che il bambino attraversa, e che esprime con tutto se stesso, ricevono una buona accoglienza dai genitori (e dagli adulti in genere), quegli stessi stati emotivi si potranno percepire facilmente nelle varie parti del corpo anche da adulti. Una tenerezza che è stata sempre incoraggiata e non soffocata la si potrà risentire con la pancia, con il viso, con le mani, e persino con la schiena.

Ma se le espressioni emotive sono state impedite, colpevolizzate, non bene accolte dall’ambiente, allora il bambino cercherà disperatamente di bloccarle e di non arrivare neanche a sentirle; oppure le dovrà esasperare per farle sopravvivere. In entrambi i casi si servirà del proprio corpo: dei muscoli, contraendoli oppure mollandoli cronicamente, di determinati atteggiamenti e di posture che il corpo finirà per assumere abitualmente.

Stringendo i pugni cercherà di controllare la rabbia; chiudendo la gola eviterà di gridare la sua dolorosa protesta; accasciando le spalle smetterà di dover lottare inutilmente; rendendo poco mobili e vuoti i suoi occhi cercherà di non farsi cogliere da sguardi di rimprovero. Oppure può gonfiare il torace per esasperare il senso di lotta; può assumere un volume di voce forte per far riuscire a sentire la propria assertività., e così via. Queste alterazioni non nascono dall’oggi al domani; non è il singolo rimprovero che può provocarle, ma un accumularsi di atteggiamenti negativi nei confronti del bambino e di quella determinata espressione emozionale in particolare. Alcune volte, più che una diretta inibizione, a generare la stratificazione di queste alterazioni è la situazione nel suo complesso: Una famiglia in cui si respira tensione e ansia, un ambiente che non aiuta il contatto, una tendenza a svalutare ciò che fanno i figli; una freddezza di fondo; una rabbia che si scatena nei genitori all’improvviso come una tempesta imprevedibile. I bambini reagiscono a queste condizioni negative esasperando alcune emozioni e bloccandone altre, con l’aiuto del corpo.

Se la respirazione si fa sottile, quasi impercettibile, il bambino sente di meno dolori e sensazioni sgradevoli; se i muscoli del braccio divengono cronicamente tesi l’impulso a picchiare viene inibito; se il collo si irrigidisce diminuirà ad esempio la sensazione di essere colpiti da dietro, e così via.

Le specifiche tecniche di massaggio, contatto e movimento, che vengono utilizzate in studio con i pazienti, hanno proprio lo scopo di andare a rintracciare queste antiche emozioni stratificate, bloccate o esasperate, e facilitare il ripristino e l’equilibrio delle funzioni che, nel tempo, hanno subito un alterazione.

Tracce e funzioni della memoria corporea

La memoria corporea, come abbiamo detto, è costituita dalle tracce che gli stati emozionali del passato hanno lasciato impresse. Queste tracce sono visibili in diverse funzioni, fra le quali: il tono di base della nostra muscolatura, che può essere rimasto cronicamente alterato in conseguenza ad esperienze emozionali negative del passato. In altri termini può accadere che un muscolo resti cronicamente teso come se fosse impiegato continuamente, senza pausa, in azioni o sforzi. Il muscolo si è alterato per esorcizzare la paura, per trattenere la rabbia, per nascondere la vergogna. Oppure il tono muscolare resta flaccido, un tono di “disarmo”e di resa, e questo rende la persona incapace di affrontare situazioni in cui sarebbero necessarie la forza, la determinazione, o un’azione rapida e scattante.

Un secondo tipo di memoria corporea è costituito dalle posture . Le posture possono perdere la loro flessibilità originaria e diventare ripetitive nel tempo. L’abitudine a determinate posture inconsapevoli, il ricadere sempre nei medesimi atteggiamenti del corpo, produce un effetto molto intenso, sia sull’interlocutore, che sul soggetto stesso. Ci sono persone che “sostengono sulle spalle” pesi eccessivi, altre che rimangono sempre con la testa abbassata in una evidente remissività, altre che tengono le braccia come incollate al corpo, mostrando una eccessiva difficoltà ad occupare lo spazio intorno a sé. Le posture abitudinarie rappresentano una forte limitazione nella duttilità delle relazioni e una fonte inconsapevole di malessere e disagio.

Un altro tipo di memoria corporea risiede in quei movimenti che ripetendosi più e più volte in circostanze analoghe a poco a poco diventano caratteristici di una persona. Anche questi movimenti trattengono al loro interno l’antica emozione che li aveva messi in moto. In questi movimenti è contenuta una reazione emotiva antica che persiste nel tempo, una modalità di reagire a rimproveri, a delusioni, a dolori, a paure, una modalità nata nella nostra infanzia o adolescenza. Se un movimento ci aiuta ad esorcizzare antiche sensazioni negative, finisce per diventare un’abitudine che rimane. Ci sono persone che compiono continuamente piccoli movimenti, piccoli scatti, per un’ansia strisciante che mina la loro tranquillità, altre che compiono frequentemente movimenti che richiamano energia dal basso verso l’alto. Si toccano spesso il volto, i capelli, gli occhi. Spesso sono individui eccessivamente cerebrali, razionali, che controllano molto i movimenti del corpo e l’espressione delle proprie emozioni. Questi stessi individui di solito soffrono di cefalee, infiammazioni alla gola, congiuntiviti, sinusiti. I movimenti caratteristici sono una fonte molto ricca di informazioni sullo stato reale e profondo delle persone.

Un’altra importante funzione della memoria corporea è il respiro . Il respiro rappresenta un importante “regolatore generale” dell’organismo, poiché agisce in modo diretto sugli equilibri dei sistemi interni, fra cui il neurovegetativo, il battito cardiaco e il circuito dell’ansia. Le sue alterazioni permanenti hanno perciò effetti notevoli sul benessere (o viceversa sul disagio) e sul livello profondo delle emozioni. Un respiro mozzato, bloccato in fase inspiratoria, è il tipico effetto di una paura che impedisce il libero movimento del diaframma; un respiro che va tutto verso l’alto ( nella parte alta del torace) mostra una spinta inconsapevole ad affrontare sempre il mondo di petto; una respirazione affannosa è fonte di una sensazione soffusa di ansia; un respiro sottile non porta sufficiente energia e sufficiente vigore. A volte si esagera ispirando troppo e troppo velocemente, “inghiottendo” l’aria, e troncando così gran parte della capacità di movimento verso l’esterno: si rimane in questo modo bloccati, senza energia. Altre volte si espira in modo lento ed estremamente controllato anestetizzando gran parte delle sensazioni, diminuendo la capacità di contatto, creando distacco eccessivo.

Gli effetti della memoria corporea

Il problema principale, che è di fondamentale importanza sottolineare, è che questa nostra memoria corporea ha effetto sia sull’esterno che sull’interno. Capita allora di trovarci imprigionati in relazioni che non ci soddisfano o ci fanno soffrire, capita che le altre persone vedano in noi aspetti e tratti che noi non riusciamo a riconoscere, capita di non riuscire a trasmettere efficacemente agli altri ciò che vorremmo invece comunicare; ma capita anche di sentirci costantemente a disagio, di sentirci pervasi da stati d’animo negativi che non capiamo da dove possano provenire, capita di non essere capaci di lasciarci andare e viverci le emozioni. La memoria corporea è in effetti una continua fonte che rinnova, a nostra insaputa, vecchie paure, vecchie rabbie, stati d’animo di sconfitta e di rassegnazione, ansie, dolori e dispiaceri, sensazioni di inadeguatezza, vecchie modalità di controllo. Ci sembra che le antiche vicende siano ormai superate, ma in realtà continuiamo a portarcene dentro gli effetti. La memoria corporea è il tramite che rende queste vicende ancora attive, ancora piene di significato e di carica emotiva, come se fossero presenti ancora oggi.

Per questo lo specialista che utilizza questo approccio lavora anche per sciogliere queste tracce nel corpo, liberare i vissuti incapsulati, ripristinare il funzionamento pieno e mobile, in modo che le antiche vicende diventino veramente “storia”, rimangano vive sì ma nei ricordi e non come fonte attuale di emozioni negative.

Come intervenire per curare lo stress cronico

L’intervento integrato per curare lo stress cronico

Lo stress è considerato attualmente uno dei problemi sociali più gravi, più diffusi
e preoccupanti. Gli studi scientifici, iniziati molti anni fa, hanno
finalmente permesso oggi di comprendere a fondo tutti i meccanismi con cui si genera
e le modalità efficaci con cui curarle lo stress cronico.
Il problema dello stress non è legato all’evento stressante, perché questi nella vita
ci saranno sempre e non si può pensare di riuscire ad eliminarli a priori. Inoltre lo
stress è, almeno in una prima fase, positivo. Un evento stressante produce infatti
inizialmente il cosiddetto stress acuto, detto anche eustress, che è benefico: la persona
riceve una forte sollecitazione psicofisica ed è messa in condizione di reagire ad
eventi esterni che devono essere tempestivamente affrontati e risolti. Quello che
invece è grave per la salute dell’essere umano è il trasformarsi dello stress da acuto in
stress cronico (detto altrimenti distress). Lo stress cronico non è dato da un eccessivo
carico di compiti o da una condizione di stanchezza eccessiva, ma dall’incapacità
dell’organismo di ritornare, dopo l’attivazione necessaria a superare ostacoli ed
eventi importanti, ad uno stato di allentamento, di tranquillità, di rilassamento.

Perché lo stress diventa cronico

Ciò che determina lo stress cronico è l’impatto complessivo che l’evento stressante
ha sulla persona. La domanda che possiamo farci è: perché alcune persone riescono
ad affrontare brillantemente i problemi e le difficoltà, anche le più ardue, mentre altre
subiscono gli eventi e soccombono ad ogni minimo ostacolo che si presenta sulla loro
strada? A questa domanda rispondiamo dicendo che ciò che fa la differenza è il modo
attraverso cui l’individuo attraversa l’evento stressante. La percezione complessiva di
un evento come gestibile e affrontabile, piuttosto che come drammatico e insuperabile
è ciò che distingue una persona in buona salute da una stressata.
Immaginiamo di possedere un filtro attraverso il quale noi percepiamo
complessivamente gli eventi e più in generale la realtà. Questo filtro ci permette di
cogliere questi in maniera molto diversa, in base al suo buono o cattivo funzionamento.
Se esso è alterato anche la realtà diventa distorta e viene percepita comunque in
maniera negativa se non addirittura drammatica.
Ma cosa significa che il filtro è alterato? In altre parole, ciò che si altera sono le
funzioni psicocorporee: le emozioni negative (paura, rabbia, scontentezza) possono
lasciare poco spazio a quelle positive; la razionalità può svilupparsi troppo al
fine di controllare continuamente l’esterno; può ridursi drasticamente la capacità
immaginativa di progettare e organizzare il movimento verso il futuro; La respirazione
può diventare affannosa o molto trattenuta nel torace, impedendo alla persona di
rilassarsi e recuperare energie.
Queste e altre possibili alterazioni, incidono tutte insieme sulla percezione globale
della persona che si trova di fronte ad un problema da superare e fanno sì che anche un
evento del tutto normale o banale si trasformi, agli occhi della stessa, in una situazione
allarmante e molto preoccupante (stress cronico). Una volta che il filtro si è alterato
e dunque la condizione di stress si è cronicizzata, la persona non è più in grado da
sola di preservare e migliorare il suo stato di salute e ciò le impedirà di condurre una
vita piena, serena e soddisfacente. Inoltre come vedremo, questo stato di alterazione
psicofisica la predispone ad andare incontro al rischio di manifestare col tempo disturbi
e malattie di vario genere e grado.

Disturbi specifici dello stress

Una volta cronicizzato, lo stress diventa altamente dannoso, poiché costringe
l’organismo in una situazione di costante tensione e allarme anche quando non sarebbe
necessario, pregiudicandone energie e salute. E’ oramai un dato acquisito che lo stress
produce modificazioni a carico di tutti gli organi, attraverso la mediazione del sistema
nervoso vegetativo, del sistema endocrino e del sistema immunitario, attraverso una
complessa serie di meccanismi di regolazione.
I sintomi più comuni legati allo stress sono elencati nella tabella seguente:

Intervenire sullo stress cronico

Data la complessità del fenomeno, affinché si possa davvero curare lo stress cronico risulta ormai chiara la necessità di un intervento multidimensionale,
attraverso cui è possibile andare a intervenire sui funzionamenti di fondo della persona,
nei quali va a depositarsi. Ciò che si vuole ottenere non è semplicemente un
rilassamento temporaneo (raggiungibile con tecniche di rilassamento classiche), ma
una profonda modificazione dei meccanismi radicati dello stress. Per ripristinare l’
equilibrio nel funzionamento di base della persona è fondamentale agire sui regolatori
generali dell’organismo e cioè sulla respirazione, la tensione muscolare, le posture,
la memoria corporea, il sistema propriocettivo, senza tralasciare nessuno di questi
elementi.
Le tecniche utilizzate per curare lo stress cronico saranno dunque di diverso tipo e spazieranno da quelle per il
ripristino della respirazione diaframmatica (l’unica in grado di generare condizioni
di calma e benessere), a quelle di massaggio profondo (per sciogliere contrazioni e
tensioni croniche e per aumentare la percezione di zone bloccate o divenute poco
sensibili), a specifiche sequenze di movimenti (per recuperare apertura, morbidezza,
fluidità, calma).